Avvenire, 17 maggio 2018. Di Daniele Zappalà.
«È lecito interrogarsi sulla pertinenza o il senso di una bioetica che conduce a cancellare, una sequenza dopo l’altra, le dighe che le leggi precedenti avevano voluto costruire ». A proposito della settennale revisione obbligatoria della leggequadro francese sulla bioetica, Tugdual Derville tiene da subito a manifestare le proprie perplessità di fondo, quando lo interroghiamo sulla prima tappa del processo andato in scena nuovamente quest’anno: gli Stati generali della bioetica, che si sono chiusi a fine aprile, dopo aver visto la partecipazione di migliaia di francesi a 280 dibattiti organizzati su tutto il territorio nazionale, accanto alle proposte e ai pareri inviati tramite Internet. Una sintesi dei lavori dovrà servire da base di riflessione per i parlamentari, che vaglieranno nuovamente le norme il prossimo autunno.
Delegato generale della ong umanitaria Alliance Vita assai nota oltralpe, e fra i principali esperti francesi di questioni bioetiche, Derville è stato anch’egli ascoltato nel quadro delle audizioni parlamentari preliminari. «A grande maggioranza – spiega ad Avvenire – i semplici cittadini che si sono espressi finora sono favorevoli al principio del rispetto della persona umana e dei riferimenti forti della generazione umana contro le non poche derive che vengono talvolta presentate come già decise in partenza», sottolinea, ravvisando un rischio legato all’attuale contesto politico rimodellato dall’arrivo del presidente Emmanuel Macron: «Essendo la maggioranza parlamentare del partito presidenziale politicamente molto giovane ed eterogenea, le scelte bioetiche finali potrebbero finire per spettare a una sola persona, lo stesso presidente». Un fattore che, secondo Derville, rischia ancor più di accrescere l’incertezza sull’esito finale del processo, che si è finora prioritariamente focalizzato sulle questioni dell’eventuale allargamento della fecondazione assistita anche alle coppie lesbiche o alle donne single e sul fine vita: «Se il presidente terrà conto dell’esito degli Stati generali, allora dovrà accogliere tutte le resistenze espresse. Ma è anche vero che Macron si è già espresso in alcune occasioni. Ad esempio, sembra che siapiuttosto ostile al suicidio assistito e all’utero in affitto. Sull’estensione dell’accesso alla fecondazione assistita, invece, si è espresso in termini piuttosto positivi. Dunque, è legittimo chiedersi cosa farà davvero dell’orientamento espresso negli Stati generali».
Non pochi segnali delle ultime ore preoccupano l’esperto: «Diversi esponenti contrari al rispetto dei riferimenti antropologici fondamentali cominciano a dire che gli Stati generali non sarebbero realmente rappresentativi. Si sta innescando un giocopolitico di discredito. C’è il rischio che le energie spese finora da chi ha partecipato non vengano trasmesse al mondo politico». Ma per Derville una lezione di fondo degli Stati generali dovrebbe assolutamente essere recepita: «Hanno permesso di far comprendere che quanti militano per le trasgressioni sono davvero pochi, poco attivi e poco motivati. La situazione di questi ambienti ricorda la favola della rana che cerca di gonfiare il torace per apparire più grossa del bue. In realtà, sono rivendicazioni tanto trasgressive quanto minoritarie».In ambito procreativo, a parere di Derville c’è una «linea rossa» che taluni vorrebbero oggi valicare: «Con una formula particolarmente infelice, si sventola la cosiddetta ‘fecondazione assistita per tutte’, ma il punto è la pretesa di passare da uno strumento medico riservato all’infertilità di coppia, constatata o sospettata, a una sorta di diritto al figlio che spalancherebbe di fatto le porte al mercato della procreazione, cioè a uno stravolgimento contrario ai diritti del bambino. È una tendenza che può condurre sempre più verso derive eugeniste».
Anche sul fine vita il leader di Alliance Vita non esclude nuovi possibili strappi: «Restiamo in una posizione di vigilanza assoluta dopo alcune recenti proposte di legge favorevoli all’eutanasia, o la mediatizzazione di certi casi drammatici, come quello di Vincent Lambert. Ma per il momento, stando alle loro dichiarazioni, la ministra della Sanità e il presidente si sono mostrati prudenti su questo fronte ». In generale, analizza Derville, le responsabilità dei legislatori sono cresciute: «Nell’epoca della crisi suicidaria una nazione deve manifestare a tutti i suoi membri che sono sempre degni di essere curati e amati. Tutto il nostro sistema sanitario poggia su questa fiducia. Ma già oggi rischia di propagarsi una confusione crescente in Francia fra cure palliative ed eutanasia. Alcuni addetti ai lavori si sono persino spinti a parlare di ‘eutanasia palliativa’, un’espressione che trovo particolarmente grave. Accogliamo però in chiave positiva le nuove norme interpretative, tutto sommato rassicuranti, emesse dall’Alta autorità per la salute sulla sedazione profonda e continua fino al decesso. Diversi criteri restrittivi sono protetti da queste norme».