Dopo un lungo processo e accese discussioni cominciati nel 2012, la Francia ieri si è dotata di una nuova legge sul fine vita, che supera la precedente “loi Leonetti”. Come ricordato da diversi parlamentari al Palazzo di Lussemburgo, viene introdotta «un’eutanasia mascherata» sotto le mentite spoglie della sedazione terminale.
SEDAZIONE PROFONDA E CONTINUA. Il testo introduce un «diritto alla sedazione profonda e continua» fino al decesso per i malati in fase terminale. Quando un paziente è «affetto da una malattia grave e incurabile», e la sua «sofferenza è refrattaria alle cure» e si è davanti a una «prospettiva di vita» molto breve, allora può essere addormentato e tutti i sostegni vitali, come alimentazione e idratazione, possono essere interrotti.
ACCANIMENTO TERAPEUTICO. È bene precisare che questa pratica, esclusa l’interruzione dei sostegni vitali tranne rarissimi casi, viene già usata negli ospedali francesi quando un paziente soffre ed è immediatamente prossimo alla morte. La sedazione terminale serve infatti ad evitare l’accanimento terapeutico, che è vietato in Francia.
DIFFERENZA SUBDOLA. Che cosa introduce di nuovo la legge allora? La differenza è enorme, anche se subdola. Oggi negli ospedali francesi si usa la sedazione terminale per accompagnare il paziente negli ultimi momenti della sua vita cercando di non farlo soffrire. È una decisione difficile da prendere e gravida di conseguenze, visto che così si toglie al paziente la possibilità di essere cosciente negli ultimi momenti della sua vita.
«VIOLENZA INAUDITA». Introdurre il diritto alla sedazione invece, con la possibilità di interrompere alimentazione e idratazione, è un modo per «provocare deliberatamente la morte», come spiegato da Tugdual Derville, del movimento Soulager mais pas tuer (Alleviare ma non uccidere). «Il criterio dell’intenzione qui è determinante. Sovrapporre alla sedazione l’arresto di alimentazione e idratazione è un modo molto pericoloso di dissimulare l’eutanasia. Questa morte lenta e che sopraggiunge mentre dormiamo, che la legge ci garantisce, si rivela di una violenza inaudita». È significativo in questo senso che i parlamentari si siano rifiutati di inserire nel testo di legge una frase per specificare che «l’intenzione della sedazione non deve essere quella di provocare la morte».
SUICIDIO ASSISTITO. All’articolo 3, inoltre, è stata introdotta una dicitura molto ambigua. Un paziente cioè potrà richiedere la sedazione profonda non solo quand’è in uno stato di fine vita, ma anche quando l’interruzione dei trattamenti richiesta per qualsiasi motivo «sia suscettibile di provocare una sofferenza insopportabile». Questa formulazione ambigua, che usa il criterio soggettivo della “sofferenza insopportabile”, secondo gli esperti farà da anticamera all’introduzione del suicidio assistito. Basterà che qualcuno si rivolga ai giudici chiedendo di specificare meglio i diritti garantiti da questo articolo.